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La pornostar Valentina Nappi contro Salvini su Instagram: culturalmente “stuprata”

lentepubblica.it • 14 Gennaio 2019

pornostar-valentina-nappi-salvini-instagramLa pornostar Valentina Nappi si scaglia contro Salvini su Instagram dal suo account: “Sono stata “stuprata” da Salvini”, questo il suo post provocatorio.


Si è alzata una bufera dopo l’ultimo post social di Valentina Nappi. La nota attrice hard partenopea si scaglia veementemente contro Matteo Salvini, dicendo di essere stata metaforicamente “stuprata” dal leader della Lega.

 

Una sua foto e la scritta “sono stata stuprata da Salvini”: così la pornostar Valentina Nappi in un post su Instagram che ha colto tutti di sorpresa.

 

“Sono stata ‘stuprata’ da Salvini. Sono stata ‘stuprata’ da Salvini perché al di là di aspetti anche condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete, e al di là del fatto che molte responsabilità non sono solo sue, Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia. Babbo Natale, la Befana, niente Ramadan, sì al panettone rigorosamente a Natale, la colomba a Pasqua, la cucina tradizionale, i gay sì ma la famiglia solo quella tradizionale, i crocifissi rigorosamente nelle aule, Dio nei discorsi degli esponenti politici e tutta la plebe unita comunitariamente dai vecchi ‘sani’ valori identitari nazionali tradizionali”.

 

Questo il testo del durissimo post di Valentina Nappi.

 

pornostar-valentina-nappi-salvini-instagram-post

 

“Non so voi, ma questa io la chiamo cultura di sapore fascista. Ed è uno stupro culturale di proporzioni immani. La questione dell’immigrazione, al di là dei complessi aspetti pratici su cui non intendo dilungarmi (la mia opinione è che una gestione razionale dei flussi migratori è — e soprattutto sarà — necessaria), è una questione culturale. Io non voglio vivere in un paese con una cultura ufficiale unica, cattolica di destra, nazionalpopolare. Io voglio vivere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea. Il linguaggio grezzo, i modi spicci e i toni al limite del violento, invece, ci riportano a una cultura tribale che produce una violenza contro il diverso (come abbiamo potuto vedere) simile a quella che si dà in molte specie di primati non umani. Rispetto a tutto ciò, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado”.

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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